MaM
Messaggio del 2 marzo 2007:Oggi vi parlerò di quello che avete dimenticato. Cari figli, il mio nome è amore, per questo sono con voi così tanto del vostro tempo, e questo è amore, perchè un grande amore mi manda. Cerco da voi lo stesso. Chiedo l'amore nelle vostre famiglie. Chiedo che nel vostro fratello riconosciate l'amore. Solo così, tramite l'amore, vedrete il volto del più grande amore. Che il digiuno e la preghiera siano la vostra guida. Aprite i vostri cuori all'amore, anzi alla salvezza. Grazie.

Madonnina di Civitavecchia: Papà, papà, la Madonnina piange

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Papà, papà, la Madonnina piange!” Così 25 anni fa una bambina stupefatta e addolorata chiamava il papà a vedere quello che per prima aveva visto. “Come fa una statuina di gesso a piangere?” Rispose subito il papà. Un adulto, di fronte a un fatto che non rientra nelle cose ritenute possibili, anzitutto non prende sul serio l’imprevisto. “Sarà l’acqua del giardino”. Riesce subito a dare una spiegazione nell’ambito delle cose possibili. “Papà la Madonnina piange … sangue!” Quando il papà sente questa parola improvvisamente la preoccupazione rompe quel muro di indifferenza. Non prende ancora sul serio le parole esatte della figlia, ma avverte un segnale di pericolo, e si muove per cercar di capire cosa stia davvero accadendo. Dopo i primi approcci toccherà il sangue, e questo gli sconvolgerà la vita per sempre. Anche io ho conosciuto la Madonnina di Civitavecchia come un adulto. “Francesco, vieni a vedere il telegiornale, a Civitavecchia una Madonnina piange sangue!” mi disse un compagno. Eravamo in seminario, a Roma, piuttosto vicino. “Siamo in ritardo per preparare la tavola per la cena”, fu la mia risposta. E dentro di me: “Cosa mi interessa? Io conosco Gesù, il Suo Vangelo, sto cercando di servirlo preparandomi al sacerdozio, che cosa mi cambia una statua che piange?” Il giorno dopo il mio compagno mi trascinò a forza davanti al televisore. In quel momento l’inquadratura, dietro Mentana che dava le notizie, era quella di una statua della Madonna che una donna aveva sporcato col suo sangue (ma io non lo sapevo), e intanto si parlava del fatto di Civitavecchia. A me bastò il ribrezzo per l’immagine di sfondo a farmi rispondere a Federico: “a me non interessa questa roba!”. E dentro di me aggiunsi: “Questo, se non è un inganno, allora è addirittura qualcosa di diabolico”,tanta era la ripugnanza generata da quella immagine. Dopo qualche mese seppi che il Vescovo aveva riconosciuto il miracolo, e aveva esposto la Madonnina alla venerazione dei fedeli. Seppi anche che il fondatore movimento cui appartenevo, don Giussani, aveva elogiato il Vescovo per il suo realismo, perché “contra factum non valet argumentum”.

Concordavo con il principio, ma dentro di me quella brutta impressione non la toglieva nessuno, e rimasi indifferente al seguito delle vicende. Undici anni dopo, per passare una giornata diversa durante una estate difficile a Roma, accettai un invito di un confratello a conoscere degli amici a Civitavecchia, città che avevo visto centinaia di volte dal treno e dall’autostrada ma mai visitato. Nemmeno rammentavo più il fatto della Madonnina. Solo pochi minuti prima di arrivare a casa Gregori scoprii dove stessimo andando davvero, e chiesi al mio accompagnatore di lasciarmi da qualche altra parte. Non mi diede ascolto perché eravamo già davanti al cancello. Varcato il cancello, ci venne subito incontro Fabio Gregori. Sporco di calce, sudato, barba da fare, calzoncini da lavoro…, ma era come se tutto questo non esistesse. Mi guardò fisso, e io lui. Mi abbracciò e mi baciò, mi sembrò di incontrare un amico dopo tanto tempo. Mi dissi: questo non mentirebbe mai, non sarebbe mai capace di inventare una storia come quella della Madonnina. Poco dopo, chiacchierando mentre continuava il lavoro che stava facendo, mi investe un fortissimo profumo. Mi domando: ma lo sento col naso o me lo immagino? Fabio si accorge del mio stupore, si mette a ridere e mi invita a fare un giro intorno alla casa. Accetto subito, per potermi rendere conto di quello che stesse accadendo, anche in solitudine. Il profumo non aveva origine da nessun oggetto, ma era fortissimo, nonostante intorno ci fosse molto vento. Sulla via del ritorno iniziai a leggere la prima versione del libro che quest’anno padre Flavio Ubodi ha rinnovato profondamente. Mi resi conto che in realtà di Civitavecchia non sapevo proprio nulla di vero, e proprio questo mi aveva allontanato da qualcosa che mi toccava profondamente nel cuore, come solo le prime volte che mi incontrai con il Vangelo era accaduto. La differenza è che era una cosa che era lì, a portata di mano, io avevo appena vissuto una cosa miracolosa, a casa di persone che potevo anche andare a trovare, adesso. Improvvisamente era come se nel Vangelo mi ci trovassi davvero dentro. Come potevo aver disprezzato tutto questo per undici anni?! Mi ricordai che anche don Andrea, a Bagnoregio, qualche anno prima, mi aveva parlato della statuina che trasudava olio, che era stata lì, ma io non lo avevo preso sul serio, perché ricordavo che la Madonnina di Civitavecchia aveva pianto sangue, non trasudato olio. E invece eccomi lì. Avevo appena sentito il profumo con il mio naso.

Quel giorno cambiò la mia vita. E da quel giorno ho la fortuna di frequentare quotidianamente i protagonisti di questo evento. I primi due anni telefonicamente, e con varie visite. Dal 2008 di presenza, essendo venuto a vivere qui. Non so se ci sia un’altra persona che, dopo l’inizio di questi eventi, abbia passato più tempo e con più continuità in compagnia di questa famiglia. Ma dopo quattordici anni, leggendo il libro di padre Flavio, mi sono accorto che mi stupisco di nuovo come fosse la prima volta. Anche questo, solo rileggendo il Vangelo mi accade. La bambina di 5 anni spontaneamente si stupì. Noi adulti abbiamo bisogno di essere richiamati più volte, di vedere, mettere il dito, sentire il profumo, conoscere i fatti, riascoltare le parole. La cosa impressionante di questo fatto è che i segni non sono mai finiti. Quel profumo si manifesta ancora. Spesso anche l’olio profumatissimo inspiegabilmente sgorga da una statuina e in tutto quel luogo. Il Cielo ha pietà dei nostri cuori duri e cerca di aiutarci a tornare allo stupore dei bambini. E anche le parole non mancano di accompagnarci anche nel presente con le domande più scottanti. Il libro di padre Flavio, equilibrato e risoluto a un tempo, presenta i fatti senza fuggire alle domande più difficili. Annunciando cose che sembrerebbero incredibili, se non fossero lì a portata di mano, per essere verificate da chiunque volesse sinceramente conoscere il vero. Le domande di Fabio all’inizio, come le mie, e quelle di tanti altri, sono domande che rischiano di oscurare l’unica vera domanda: perché? Perché una statuina raffigurante la Madre di Dio deve piangere sangue? Perché altre immagini devono dare altri segni straordinari? Perché il segno dell’olio deve durare per venticinque anni? Perché una bambina deve ricevere messaggi così impressionanti? Perché un Vescovo incredulo deve toccare con mano quello che non voleva credere? Perché a sua volta non viene creduto? Perché questa vicenda, tanto è stata studiata e investigata approfonditamente, quanto è stata circondata di calunnie, nonostante queste siano facilissime da sfatare? Insomma: cosa ci dice il Cielo con tutto questo avvenimento? Questa è la domanda che si pone padre Flavio nello scrivere il suo libro. A questa domanda in realtà il Cielo ha già risposto chiaramente. I messaggi di Civitavecchia sono fortissimi, tanto che per alcuni sono insopportabili.

Ancor prima di essere parole, il messaggio stesso delle lacrime di sangue sul volto della Vergine Maria. Ma tutto il complesso di eventi di Civitavecchia è in realtà un messaggio. Sento fortissima l’urgenza di invitare tutti a conoscere questi fatti, e soprattutto questo messaggio, a non fuggire troppo facilmente in dubbi evasivi. A chi si domanda con serietà di che si tratta davvero, la risposta è accessibile. Un brano di san Giovanni mi si impone al cuore: “Quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo visto con i nostri occhi, quello che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita, poiché la Vita si è fatta visibile, […] noi lo annunziamo a voi, affinché anche voi siate in comunione con noi”. 1 Gv 1, 1ss L’Apostolo Giovanni ritiene che l’essere testimone di un fatto gli conferisca il compito di renderne tutti partecipi. E questo perché il fatto di cui è testimone non è indifferente. È la vita stessa! Per questo è urgente che questa comunicazione non rimanga nascosta. È una cosa che riguarda tutti. Come disse Gesù: “non si accende una lampada per metterla sotto il letto, ma in alto perché faccia luce a tutti”. Mt 5, 14ss Così anche io, senza alcun merito, sono diventato spettatore di avvenimenti che riguardano la salvezza di tutti. Io so che sono veri, e sento urgere fortissima la responsabilità di darne testimonianza pubblica, con tutto me stesso, davanti a Dio, affinché nessuno sia privato dal bene di conoscerli. Questi fatti infatti riguardano la salvezza di tutti, sia nella vita presente che in quella futura. Perciò, pur riconoscendo la mia indegnità, non voglio caricarmi della colpa più grande di nascondere ciò che più di altri ho avuto la grazia di “vedere e toccare”.

Come diceva Gesù: sono coloro che operano il male, che non vogliono che le loro opere vengano alla luce. I fatti di cui rendo testimonianza, che il libro di padre Flavio trasmette con estrema precisione, portano luce sul presente della storia del mondo intero e sul bene della Chiesa di Dio. Una luce forte, che mette certamente in evidenza le tenebre del male che con essa contrastano. E proprio coloro che con forza, ostinazione e astuzia cercano di impedire che questa luce si diffonda mostrano quanto essa sia importante. Se questi fatti fossero insignificanti, nessuno si preoccuperebbe di tentare di oscurarli. Dall’inizio di questi avvenimenti, infatti, i primi testimoni sono stati oggetto di ogni tipo di attacco, teso a screditarli e negare i fatti di cui essi sono testimoni. Proprio questa ostilità mostra quanto importante sia la luce che questi fatti veicolano, e quanto gravi le malvagità delle tenebre che non vogliono che questa luce splenda. Ma a chi ha potuto conoscere questa realtà, e le ha permesso che entrasse nella propria vita, la vita è stata rinnovata, e la speranza trova nuova forza. Il Signore ha promesso che le porte degli inferi non prevarranno sulla Sua Chiesa. Proprio la Santa Vergine Maria garantisce questa vittoria.

Francesco d'Erasmo


Fonte: Studi Cattolici 708 - Febbraio 2020, p. 121ss